PROMEMORIA Ricorso al Tar Molise P.O. 2019/21

19.10.2021 17:26

Oggetto: Ricorso al Tar Molise al Dca n° 94 del 9 settembre 2021. Promemoria.

 

Premessa

 

Il servizio sanitario regionale (SSR) del Molise versa in un conclamato stato di crisi, non solo economica, ma anche organizzativa, operativa e di fiducia dei cittadini. Crisi con radici che affondano nelle decisioni politiche e gestionali assunte dai diversi governi nazionali e regionali che si sono succeduti da alcuni lustri, e che la recente pandemia da Covid-19 ha solo ancor più evidenziato.

 

E’noto che la Regione Molise da marzo 2007 soggetta al “Piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario”, unitamente a seguire negli anni ad altre Regioni (Liguria, Lazio, Abruzzo, Sicilia, Sardegna, Calabria, Piemonte, Puglia), ha sottoscritto un accordo con i Ministeri della Salute e dell’Economia e Finanze per l’individuazione degli interventi da adottare.  Il piano di rientro comporta la vigilanza del Tavolo Tecnico Interministeriale e del Comitato LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), e l’applicazione automatica di misure restrittive: il blocco del turn over del personale, il divieto di effettuare spese non obbligatorie, l'incremento delle aliquote IRAP e dell’addizionale regionale IRPEF. Inoltre se la regione in piano di rientro non rispetta gli obiettivi concordati, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute, nomina un Commissario ad acta e il Sub-Commissario che lo coadiuva.

 

A tal proposito,in Molise il primo commissario ad acta nominato nel 2009 è stato l’allora Presidente regionale Angelo Michele Iorio, a cui è succeduto nel 2013 fino a maggio 2018 il nuovo Presidente regionale Paolo di Laura Frattura. E’ seguita a dicembre 2018, da parte del  Consiglio dei ministri, la nuova nomina a Commissario ad acta, infrangendo la “regola”, nella persona del dottor Angelo Giustini, generale medico a riposo della Guardia di Finanza, che si è dimesso il 9 marzo 2021. A marzo del 2021 gli è subentrata la dottoressa Flori Degrassi, che a sua volta si è dimessa, appena dopo solo quattro mesi, a luglio del corrente. Si è giunti, alla fine,  al 5 agosto scorso alla nomina a Commissario a Donato Toma, attuale  Presidente della Regione Molise.

 

Nelle varie elaborazioni dei documenti di programmazione sanitaria e provvedimenti prodotti in questi dodici anni, nell’individuare gli interventi da adottare per il rientro del deficit, particolare attenzione è stata rivolta sin  dal 2007 alla riorganizzazione della rete ospedaliera  nel rispetto degli standard dei posti letto definiti dal SSN (Servizio Sanitario Nazionale) col Patto per la salute, nel principio di deospedalizzazione, con la riduzione dei posti letto,  e potenziamento della medicina territoriale.

 

Si riscontra che in questi anni trascorsi, soprattutto nella ripartizione dei posti letto, le strutture pubbliche hanno subito la quasi totalità della diminuzione, diversamente da quelle private accreditate. Ciò ha inciso fortemente sulla riduzione dei servizi ai cittadini e quindi sulla mobilità attiva e passiva.

 

L’indice di mobilità passiva, percentuale dei ricoveri di molisani fuori regione, a partire dal 23% dell’anno 2013 si è avuto un progressivo peggioramento  fino a giungere a circa il 30,0%, nel 2019. Valori questi più alti in assoluto fra tutte le regioni e molto elevati al valore medio nazionale di circa 8,3% del 2019. A riguardo, si rileva che la mobilità passiva extraregionale, già con la confinante Regione Abruzzo, risulta circa  30% per i ricoveri e 35% per i servizi ambulatoriali; valori molto significativi si riscontrano pure con la Regione Puglia. Mentre la mobilità attiva, è prodotta soprattutto dalle strutture private,  il Molise è da sempre in testa alla classifica nazionale raggiungendo nel 2019 circa 33%.

 

Tra i principali motivi, in primis nel basso Molise: le strutture pubbliche si sono trovate sempre più in sofferenza di personale a causa del blocco del turn over, oltre alla decurtazione dei posti letto con l’eliminazione anche di interi reparti, e riconversione di ospedali (Vietri di Larino e  SS Rosario di Venafro) in Casa della Salute o ospedali di Comunità con tutte le gravi conseguenze che si conoscono.

 

Nonostante gli interventi attuati dal 2007 ad oggi - tagli dei posti letto (nella quasi totalità) alle strutture pubbliche,  ticket, maggiorazioni delle aliquote fiscali e addizionali regionali, ecc. - non si è avuto l’effetto sperato di uscire dal piano di rientro sottoscritto e dal commissariamento. Anzi, si riscontra ancora che: il deficit sanitario non è stato eliminato, mentre sono aumentati i disagi e le difficoltà per il personale sanitario che opera nelle strutture pubbliche, e sono cresciuti i disservizi ai cittadini che non riescono ad avere cure adeguate per curarsi.

 

E’ dimostrato che il disavanzo di gestione nel nostro servizio sanitario regionale, che si aggira in 20-30 milioni di euro  per anno, è strutturale!

 

Da alcuni anni (2014-2018) la spesa si è stabilizzata intorno ai 650 milioni, facendo pensare nel 2016 e nel 2017 ad un riequilibrio a portata di mano merito dell’incremento del finanziamento effettivo (40 milioni della Finanziaria del 2015 e 73 milioni del contributo di solidarietà delle altre Regioni); per poi ritornare nel 2018 al disavanzo gestionale di 26 milioni. Quindi non si è  realizzato alcun efficientamento del SSR e neanche una riduzione della spesa, nonostante in questi anni ci sono stati pesanti tagli agli investimenti e riduzione di personale.

 

Personale con elevato indice di invecchiamento e primari di reparti andati in quiescenza, che l’ASReM (Azienda sanitaria regionale del Molise), da anni piuttosto che indire concorsi per la nomina dei nuovi, preferisce affidare la gestione “temporanea” dei reparti a dei facenti funzione. È evidente che il mancato riconoscimento dello status di primario indebolisce il facente funzione verso i suoi collaboratori oltre verso i superiori gerarchici, che possono sostituirlo all’istante.

 

Negli anni è cresciuto il ricorso alle “prestazioni aggiuntive”, generando stanchezza e sfiducia negli stessi operatori sanitari, e la riduzione della capacità di offerta delle prestazioni, e l’aumento dei soli costi per tappare i buchi d’organico. Alcune delle  principali conseguenze è l’incremento della mobilità passiva, cioè del numero dei residenti in Molise costretti a curarsi fuori regione, che nel 2019 ha raggiunto la percentuale record del 30 % circa, oltre  al 22% di acquistato dai privati accreditati dei servizi ospedalieri e nella specialistici.

 

Altra grave conseguenza: i numerosi concorsi indetti dall’ASReM per incrementare i medici disponibili, continuano ad essere deserti!

 

Tutto ciò porta a dire che l’impostazione degli interventi sulla sanità finora adottata, basata principalmente sul riequilibrio del conto economico e sul contenimento della spesa, e non sulla qualità dei servizi resi ai cittadini, stimati attraverso i LEA, è frutto di scelte politiche errate!

 

L’equilibrio dei conti è importante, ma è inammissibile impostare un servizio sanitario in termini prevalentemente economici, in quanto il diritto alla salute è fondamentale, sancito dall’art. 32 della Costituzione ed è colonna portante dello stato sociale.

 

Nello stesso tempo è importante che il criterio di riparto del fondo nazionale sanitario andrebbe rivisto ed il finanziamento del SSR del Molise dovrebbe essere incrementato, in quanto la spesa del SSR del Molise per ogni cittadino molisano ha superato quella nazionale anche di 450 euro nel 2019.

 

Per la ricostruzione del SSR del Molise, rispondenti ai bisogni dei molisani, servono importanti investimenti straordinari, che vadano ben oltre il “normale” riparto del fondo nazionale serve pertanto un “Decreto Molise” analogo a quello adottato per la Calabria, che accentra tutti i poteri relativi al SSR in mano ad un unico soggetto supportata da una struttura tecnica di alto profilo, capace di redigere e realizzare una adeguata programmazione sanitaria regionale.

 

A tal proposito il Comitato San Timoteo continua a ritenere, come più volte sostenuto in passato, anche per il P.O. 2019/21 e quello prossimo del triennio 2022/24 atti  programmatori capaci di:                                  

  • Superare il sistema di programmazione sanitaria finora attuato e finalizzato solo al controllo della spesa sanitaria e non anche  alla capacità di governo del sistema sanitario, utilizzando solo ed esclusivamente personale con accertate capacità tecniche e manageriali.
  • Garantire il rispetto e il riequilibrio dei servizi e dei LEA,  in funzione del fabbisogno reale di salute dei cittadini sull’intero territorio regionale con un servizio sanitario, territoriale ed ospedaliero, efficiente ed efficace. Un sistema unico di assistenza a rete sia delle strutture pubbliche che private accreditate con funzione di alta complessità e specializzazione,  complementare e non di duplicazione, come del resto previsto al loro insediamento, ed in percentuale pari a quella nazionale.
  • Garantire la qualità delle prestazioni sanitarie erogate dal sistema pubblico  anche attraverso un sistema di verifica e controllo dei risultati rispetto agli obiettivi, con una valutazione esterna  o tramite il rilevamento di un indice di  soddisfacimento dell' utenza.
  • Disporre con immediatezza ogni atto e iniziativa  per potere assumere nuovo personale e/o la stabilizzazione di quello precario.
  • Potenziare i presidi ospedalieri di confine in modo da poter essere competitivi in caso di stipula di accordi di programma con le regioni confinanti, garantire e migliorare i servizi ai cittadini, ridurre la mobilità passiva e ottimizzare quella attiva.
  • Potenziare il sistema di emergenza su tutto il territorio. Massima attenzione alla medicina territoriale e alla diagnostica, vero “affare economico” e fonte di grande spesa, attualmente totalmente appannaggio delle strutture private. Programmare, investire e realizzare con fondi e tempi certi nelle strutture pubbliche territoriali. Questa è un’altra strada maestra per ridurre la mobilità passiva e quindi il disavanzo.
  • Una rete ospedaliera equilibrata nella distribuzione  dei posti letto pre e post acuzie, delle diverse specialistiche e Unità Operative (Complesse, Semplici, …), tenendo conto della presenza delle strutture ospedaliere (Pubbliche e Private),  della densità demografica e delle peculiarità di ogni territorio regionale; capace di garantire sull’intero territorio regionale le emergenze-urgenze e gli interventi salvavita.

 

Tanto premesso,

passiamo, sinteticamente, alle osservazioni sul Programma Operativo 2019/21 di cui in oggetto, in particolare su quanto si riflette nei servizi e nelle strutture sanitarie del basso Molise, in primis l’ospedale San Timoteo di Termoli.

 

A tal riguardo per il Basso Molise occorre tenere conto essenzialmente quanto segue:

  • è presente solo l’ospedale pubblico San Timoteo, oggi ridotto a “lumicino”,  avendo finora subito, e continua ancora a subire, tagli indiscriminati di posti letto e unità operative, diminuzione di personale addetto, ecc.,. al punto che reparti importanti di specialistiche tempo-dipendenti, quale ad esempio Emodinamica che per mancanza di personale risulta attualmente funzionante a giorni e ad ore prestabilite;
  • presenta oltre il 32% dell’intera popolazione molisana e nella stagione estiva, per la presenza di turisti e vacanzieri, supera di ben oltre i 200.000 abitanti;
  • presenta il più grande ed importante Nucleo industriale della Regione, con insediamento anche di aziende  con attività a rischio (ex Sevevo);
  • presenta l’unico porto regionale con le attività lavorative ad esso collegate ;
  • è centro e snodo delle più importanti arterie di comunicazione regionale (Autostrada, Ferrovia, …), e con un contesto socio-economico che non è paragonabile e non ha riscontro con nessun' altra realtà regionale.

 

Pertanto potenziare il polo sanitario del basso Molise non può che portare benefici sia nella prestazione dei servizi ai cittadini, nonché sotto l’aspetto economico, facendo crescere la mobilità attiva extraregionale, attraendo cittadini delle due regioni limitrofe (Abruzzo e  Puglia) come avvenuto per molti anni in passato, ma soprattutto farà diminuire l'attuale mobilità passiva con quelle stesse regioni.

 

Diversamente, continuando a penalizzare i presidi sanitari attualmente esistenti, accentrando ancora verso, in primis quelle private, presenti nelle altre aree del Molise, credendo  che nulla cambi per i cittadini di Termoli e dei Comuni del basso Molise, è pia illusione se non pura follia. Si commette un gravissimo errore sia sociale che economico con ricadute negative, certe, sull’intera collettività regionale.

 

Rilievi e osservazioni sul P.O. 2019/21.

 

Va chiarito subito che il Programma Operativo in oggetto non è che una “fedele” continuazione delle linee programmatiche del P.O.S 2015-2018, a suo tempo adottato dall’ex Commissario/Presidente Paolo Frattura. Programma operativo redatto “materialmente” dai tecnici  dell’AGENAS, stessa agenzia che ha redatto il nuovo P.O. 2019/21 e che con il recente rinnovo dell’incarico conferito dal neo Commissario/Presidente Toma, redigerà anche il futuro Programma Operativo relativo al triennio 2022/24, e che di certo seguirà le stesse logiche finora adottate.

 

Tra le principali e gravi “storture”  nella procedura di adozione da parte del Commissario/Presidente Toma si rileva il mancato coinvolgimento della Conferenza dei Sindaci, organo, previsto dalla legge, che deve esprimere il preliminare parere sul documento di programmazione da adottare.

A ciò si aggiunge il mancato  coinvolgimento delle forze sociali, rappresentanti di categorie, Associazioni e Comitati dei cittadini, e altri ancora.

 

Dall’esame del nuovo P.O. si evince con chiarezza che è stato redatto  senza una preventiva analisi del fabbisogno del territorio: non vengono forniti i dati demografici, economici, socio-sanitari, i flussi informativi, ecc….

 

Inoltre nelle Pagg. 17-18 si legge: “Il ruolo del privato accreditato risulta preminente nell’ottica del completamento del complessivo sistema di offerta della Regione, anche rispetto agli standard previsti dal DM 70/2015, nonché in funzione del recupero della mobilità passiva”

 

Ciò significa che per il recupero della mobilità passiva, tra le più gravi conseguenza del dissesto del nostro SSR, ci si affida principalmente alle strutture private accreditate, dando un ruolo minoritario alle strutture pubbliche. Stessa tesi vale anche per le azioni per l’abbattimento liste di attesa e le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale che saranno gestite dal CUP (Centro Unico di Prenotazione) regionale. Questo fa crescere ancor più il ruolo dei privati accreditati, senza però alcuna garanzia sul raggiungimento degli obiettivi prefissati, tenuto conto che il privato persegue principalmente la finalità di profitto e quindi ha interesse ad amplierà la sua offerta nei servizi dove  i margini di guadagno sono maggiori.

 

Per la Rete Assistenziale territoriale l’offerta viene rimandata ad altri Decreti del Commissario ad Acta da emanare entro il 31 dicembre prossimo. Si capisce chiaramente come,  ad esempio, per la Neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza l’impossibilità a realizzare in così breve tempo ciò che finora non è stato fatto in anni.

A riguardo basta considerare l’Autismo, problema grave e paralizzante per molte famiglie e che da ultimo è entrato nei LEA, per questo occorre con urgenza un piano specifico regionale mentre il Molise resta ancora all’anno zero! Risulta ancora oggi essere l’unica regione a non avere un ospedale, con Unità Operativa Complessa e centro di riferimento regionale per l’autismo, pur crescendo sempre più il numero di soggetti autistici che ad oggi viene indicato in circa uno ogni 80 nuovi nati.

Ancora oggi il disagio di tante famiglie molisane è grande non avendo la possibilità di utilizzare una struttura regionale capace di diagnosticare sintomi relativi allo spettro autistico, quindi costretti a rivolgersi a strutture di altre regioni affrontando i famigerati viaggi della speranza.

Solo nel nostro Molise, inoltre, è impossibile garantire la presa in carico degli utenti bisognosi; mancano ancora: strutture ambulatoriali dedicate territoriali, centri diurno per l’età evolutiva  e centri diurno e residenziali per adulti, capaci di praticare programmi terapeutici personalizzati indispensabili per consentire una possibile vita migliore per i bambini affetti da patologia di comportamento e delle loro famiglie.

Oggi è solo possibile eseguire trattamenti competenti e alcune terapie di recupero presso qualche struttura privata in convenzione, e che in più occasioni denuncia le difficoltà a pagare le spettanze economiche ai dipendenti e collaboratori professionali, ciò a causa dei ritardi dei trasferimenti dei fondi da parte dell’Azienda Sanitaria Regionale del Molise. In pochi ancora oggi si avvalgono delle poche strutture privata convenzionata, la maggioranza delle famiglie è costretta a utilizzare centri privati a spese proprie.

In questo periodo di pandemia di Covid-19 maggiore è l’apprensione delle famiglie con soggetti autistici con il solo immaginare un eventuale ricovero in ospedale, peggio se in terapia intensiva, di un autistico. Già un casco per respirare, l’isolamento,il tampone, le mascherine, …, per questi soggetti  è insopportabile, in tal caso non resta che la sedazione, con la disperazione, ancor più per i bimbi autistici, dei genitori.

Anche per questo servizio sarà ulteriormente impossibile garantire i Lea, che per l’anno 2019 vi è stato il “crollo” a 150 rispetto ai 180 dell’anno precedente.  

Valutazione dei Lea che dal 2020 sarà applicheta un nuovo sistema che prevede la suddiviso in tre Aree: Prevenzione- Territoriale- Ospedaliera. Ogni area dovrà raggiunge il punteggio 60/100 per raggiungere la sufficienza.

Simulando il nuovo sistema con i dati Lea del 2019 il Molise raggiunge la sufficienza per l’aera di Prevenzione (76,25/100) e Territoriale (67,91/100), mentre resta una grave insufficienza per l’area ospedaliera (48,73/100). Solo la Calabria risulta peggio del Molise!

Ciò non può che confermare il Commissariamento della Regione Molise per la Sanità,  anche per gli anni a seguire.

A pag. 17 si legge  ancora che l’ospedale San Timoteo viene designato quale Presidio Ospedaliero di Base, secondo gli standard legati al bacino d’utenza previsti dal DM.70/2015. Classificato come SPOKE, è sede di Pronto Soccorso dotato di letti di “Osservazione Breve Intensiva” con la presenza di Medicina interna, Chirurgia generale, Ortopedia, Anestesia e servizi di supporto in rete di guardia attiva e/o in regime di pronta disponibilità sulle 24 ore (H24) di Radiologia, Laboratorio, Emoteca. È mantenuto nel Presidio Ospedaliero di Termoli la Cardiologia con Emodinamica. Il Presidio si connota, infatti, per rilevanti volumi di attività in tale disciplina in particolare con riferimento alle procedure endovascolari terapeutiche e diagnostiche, con capacità attrattive anche per i pazienti residenti nelle regioni confinanti.

Per l’Ospedale di Termoli, inoltre, sono previsti accordi di collaborazione con l’Azienda Sanitaria “Chieti-VastoLanciano”, in particolare con l’Ospedale “San Pio di Vasto”, la Stroke Unit, l’Emodinamica e la Traumatologia e il Punto Nascita, con modalità da definire in futuri accordi, tra cui anche l’organizzazione di equipe miste di professionisti che si sposteranno da un presidio all'altro per gestire in maniera più adeguata prestazioni ad elevata complessità, ottimizzando le risorse umane e logistiche ed evitando lo spostamento di pazienti fra una struttura e l'altra. 

Relativamente al Punto Nascita, con parere del Comitato Percorso Nascita nazionale, veniva chiesto alla regione Molise di procedere alla relativa chiusura ed all’attivazione di accordi interregionali per l’accoglienza delle partorienti presso i Punti nascita dell’Abruzzo.

Atteso il parere del Comitato Percorso Nascita nazionale e considerata altresì la grave carenza di organico, con nota commissariale n. 78739/19 ne era stata disposta la chiusura.

Con sentenza n.80/2021 TAR Molise la nota commissariale è stata annullata e le attività di ostetricia sono riprese.

 

Nell’esaminare detto P.O. emerge in maniera chiara ed inequivocabile l’ulteriore penalizzazione delle strutture sanitarie presenti in basso Molise, in primis dell’Ospedale San Timoteo unico presidio ospedaliero rimasto. Ospedale che la storia racconta quando nel corso degli anni passati è stato un punto di forza, e di eccellenza del servizio sanitario Molisano, oltre ad essere di riferimento anche delle regioni limitrofe (Abruzzo, Puglia). Nello stesso tempo si può affermare che per anni è stato punto di riferimento nella rete dell’emergenza-urgenza del Molise, garantendo il diritto alla salute e costantemente risposta significative e positive alla domanda di assistenza ai cittadini bisognosi di cure.

 

Anche da questo P.O. si evince chiaramente che il Distretto sanitario di Termoli continua ad essere quello maggiormente colpito dal taglio, quantitativo e qualitativo, dei servizi.

 

Al  San Timoteo non è servito neanche dimostrare che nonostante tutte le sue criticità in primis il poco personale in servizio, anche con l’emergenza Covid 19 ha mostrato la sua indispensabilità,  reggendo “botta” , pur non essendo ospedale Covid, al diffondersi dell’epidemia curando molti cittadini di questo territorio. Contributo indiscusso e indispensabile considerato che ancora oggi il Molise è l’unica regione a non avere un Centro Covid, ma ancor più le grosse difficoltà registrate nell’ospedale Cardarelli, designato come Hub Covid.

 

Dal P.O. da ultimo adottato risulta evidente per il San Timoteo di Termoli la ufficializzazione della chiusura del Punto nascita, ora bloccata solo grazie all’intervento del TAR del Molise. Sembra non bastare ad evitare tale sciagura nonostante la potenzialità di un bacino d’utenza che può raggiungere  700 nascite all’anno da donne residenti in basso Molise, e che fino a pochi anni pochi anni fa, il reparto di Ostetricia e ginecologia del San Timoteo era punto di riferimento delle donne residenti nei comuni delle regioni limitrofe, in primis la Puglia, raggiungendo oltre 1000 nascite all’anno .

 

Risulta ancor più chiaro il progetto di voler continuare lo smantellamento dell’ospedale San Timoteo che di certo si avrà nel definire entro il 31 dicembre prossimo gli “accordi  di collaborazione” previsti con l’Azienda Sanitaria Chieti-Vasto-Lanciano, in particolare con l’Ospedale “San Pio di Vasto”, per  le specialistiche: Stroke Unit, Emodinamica, Traumatologia, Punto Nascita.

 

Si nota tra l’altro al quanto superficiali gli interventi relativi alle reti delle patologie tempo dipendenti: Trauma, Ictus, Cardiologia, assistenza perinatale. Molto si demanda a Decreti del Commissario ad acta da emanare entro il prossimo 31 dicembre.  

 

Come pure sulla “integrazione” Cardarelli-Gemelli Molise SpA che rimanda a ulteriori approfondimenti, pur ritenendo importante la funzione del Gemelli Molise nella rete ospedaliera e non solo.

 

Ancor meno si dice sulla tempistica sul piano finanziario per mettere in essere strutture e servizi per gli anni a venire in attesa della redazione e adozione del P.O. 2022/24 che certamente richiederà anni, come è dimostrato per i programmi passati.

Anche questo ha una grande valenza nel poter garantire un servizio sanitario efficiente ed efficace, in quando l'eliminazione di un servizio, di un reparto, o persino la chiusura di un ospedale la si realizza con immediatezza, basta un provvedimento dell’ASReM; diverso invece è, nei tempi e nei modi,  realizzare i servizi previsti in sostituzione.

 

In tutto questo è ancor più urgente, necessaria e indifferibile una strategia di politica sanitaria che, pur partendo dalla necessaria razionalizzazione, costruisca un futuro di qualità ed efficienza. Ma visto il P.O. 2019/21, considerato il contenuto e la procedura seguita per l’adozione, tale strategia, allo stato, non si ravvisa ancora. 

 

Il Comitato San Timoteo è disponibile, come in passato, a voler collaborare, senza pregiudizi e preconcetti, e confrontarsi con gli organi istituzionali preposti per raggiungere gli obiettivi. Ma non sarà consentito a nessuno di “marchiare” le rivendicazioni per il territorio del basso Molise come campanilistiche o peggio ancora populistiche. Si continuerà a chiedere che per qualsiasi programmazione: sanitaria, produttiva, economica, sociale, ecc.. si applichino solo criteri oggettivi tenuto conto dei parametri di legge, del contesto socio-economico, territoriale, ecc.

Se così sarà Il basso Molise non ha nulla da temere avendo ragioni da vendere, e i cittadini non avranno bisogno di alcun comitato e neanche di appellarsi alla Magistratura per far valere i propri diritti, in primis le cure sanitarie, sanciti dalla Costituzione.

 

 

Termoli  19 ottobre 2021                                                                               Nicola Felice

               Presidente

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