Il Botto di Capodanno

02.02.2014 18:07

Botto di capodanno: Riorganizzazione  ospedaliera e territoriale-ambientale del DG Percopo.

Tutta questa attenzione è nata “fortunatamente” dal  Provvedimento del DG Percopo per individuare tra il personale in servizio che hanno i diritti di andare in pensione entro il 2016 in deroga alla legge Fornero. A tal Fine, il provvedimento adottato il 23 dicembre u.s., contempla “fedelmente” uno stralcio della nuova P.O. 2013-2015 (redatta dalla struttura commissariale e condivisa dall’ASREM) inviata a Roma al T.T.I. (famigerato Tavolo Massicci) entro il 10 dicembre u.s., dopo i ripetuti solleciti da parte dei tecnici ministeriali.  Da qui IL BOTTO DI CAPODANNO!

La nuova versione del P.O. 2013-2015 prevede due macroaree: 1) ospedaliera; 2) territoriale ed ambientale. 

Per quanto riguarda la rete ospedaliera pone come  base:
1. Presidio di II° livello il Cardarelli di Campobasso collegato con quelli di I° Veneziale di Isernia e il S. Timoteo di Termoli; ( in realtà  si assiste allo “scioglimento” dell’ospedale pubblico Cardarelli nella struttura Privata Fondazione G.P.II), Caracciolo di Agnone.
2.  Riconversione degli Ospedali: SS Rosario di Venafro e Vietri di Larino, in Case della salute H 24. 
3. Mantenimento delle  strutture Private (Neuromed, Fondazione G.P.II, Villa Maria, Villa Ester)  con una dotazione di Posti Letto, per acuzie in numero pari a quello attuale, mentre i post acuzie vengono aumentati.

Fino al 2007 (tempo delle vacche grasse con 5 p.l.x1000 ab) per poi cambiare politica verso gli ospedali.
Nel quinquennio 2007-2011 il numero dei posti letto da 1.848 (di cui 1.279 P.L. pubblici e 569  privati) dell’anno 2007, sonno scesi ( -509) a 1.335 P.L. (di cui 897 P.L. pubblici e 438 a privati (tutti a discapito delle strutture pubbliche) con un incremento della percentuale dei privati dal 30,8% al 32,8%.)-  

Questa tendenza si è consolidata prima nel P.S.R. 203-2015 (F.Basso), dopo la breve proposta di C. Ruta con il Pubblico 78,4% ed il privato al 21,6% (quasi ai livelli nazionale tutti >20%), Per poi RICONSOLIDARSI CON LA NUOVA PROPOSTA che in un totale di 1183 posti letto, 743 sono  pubblici  (62,8%)  e 440  privati (37,2%).  (Nel 2013: 3 proposte fossero partite di calcio il risultato sarebbe 2 a 1 a favore dei privati, aspettiamo che l’ultima venga dal giudice annullata per irregolarità e ripetuta)

Il basso Molise in particolar modo ha subito e subisce esclusivamente  il decremento del sistema pubblico poiché presenta esclusivamente strutture pubbliche! Esso PRESENTA: il 32% della popolazione molisana, che in estate supera i 150.000 abitanti; il più grande ed importante Nucleo Industriale; l’unico porto regionale; è centro e snodo regionale delle più arterie di comunicazione; ecc.). 

Non potrà assistere ad alcuna forma di investimento neppure in termini di risorse umane  e di professionalità sanitarie  atteso che i presunti risparmi derivanti dal depauperamento del pubblico dovranno essere destinati al pagamento delle prestazioni rese dai privati.

In questi anni, tutte le Regioni hanno applicato la politica di deospedalizzazione riducendo i posti letto e   convertendo  alcuni ospedali, ma sempre tutelando le strutture pubbliche, tanto che in nessuna altra Regione italiana il privato è presente oltre il 20%. L’unico tentativo di riportare la presenza delle strutture private ai valori nazionali è la proposta redatta dall’ex Soggetto Attuare Dr. Carmine Ruta.

Visto l’andazzo, si può sostenere che il Basso Molise si sarebbe trovato meglio tutelato se avesse avuto la “fortuna” della presenza di strutture private come per le altre aree regionale.

Bisogna portare la giusta attenzione alla scelta, poiché in tal modo quasi si certifica nel Molise il fallimento del servizio sanitario pubblico, spianando la strada a quello privato: il cittadino non più utente, ma cliente.

Occorre evitare il crescere, come negli ultimi anni, della spesa delle strutture private accreditate che solo per i  posti letto, dai dati del Ministero dell’Economia, risulta del 24% (seconda in Italia solo al Lazio), contro una media nazionale del 19,9%. A questo si deve aggiungere tutta la spesa specialistica che, sembra, attualmente non ha alcuna regolamentazione; esse cioè possono fare come vogliono: si paga a pie' di lista (paga Pantalone).

Considerato che il 75% del Bilancio regionale ricade sulla sanità; il fallimento della sanità pubblica certificherà il fallimento della Regione Molise!

Da 15 anni la politica è stata attenta solo ed esclusivamente alle richieste dei privati, tralasciando se non ignorando completamente  le necessità pubbliche .

Le responsabilità non ricadono solo sulla politica, ma anche, se pur in misura diversa,  su tanti dirigenti, operatori, ecc.. che hanno pensato e pensano ancora a tutelare e coltivare il “proprio” orticello.

NESSUNA GARANZIA DI FUTURO

Il nuovo P.O,  mentre si sofferma anche nei piccoli dettagli sulla organizzazione della rete ospedaliera fino a definire, oltre i P.L. per acuzie assegnati a tutte le strutture pubbliche e private,  anche le UOC,  UODV, UOS, l’integrazione tra l’ospedale Cardarelli e la Fondazione G.P.II, una parziale integrazione con la Neuromed., indicando anche la tempistica e i fondi necessari, ecc..
Diversamente:
· Non indica la distribuzione dei P.L. post acuzie e poco dice sulla programmazione territoriale ed ambientale. Esempio: nella riconversione in Casa della Salute H24, degli ospedali minori il SS Rosario di Venafro e il G. Vietri di Larino quasi si sorvola. Si nota ad esempio per le Casa della Salute dice: “possono essere” (non saranno) allocati nuclei….
· Non è accompagnato da alcuna relazione dettagliata sui costi del nuovo sistema. Nessuna garanzia cioè che  si raggiunga l’equilibrio di bilancio visto che i privati bisogna comunque pagarli.
· Non contiene alcuna garanzia che i privati eroghino sempre ed in ogni caso le prestazioni sanitarie  ai cittadini  su tutto il territorio  regionale ( esempio: l’emodimanica).
· Produrrà la definizione degli esuberi di personale pubblico da inviare in quiescenza entro il 2016 in deroga alla legge Fornero; con lo svantaggio di non poter assumere altro personale per il periodo interessato;
· Non reca garanzie sulla riorganizzazione del territorio e della medicina generale.
· Non prevede alcuna misura atta  ad evitare che la  governance  del sistema  non sia asservita  al sistema privato o caratterizzata da assenza di evidenti conflitti di interessi .
· Nulla si dice sulla tempistica, ma soprattutto sul piano finanziario per realizzare queste strutture.  L'eliminazione di un reparto o la chiusura di un ospedale la si realizza con immediatezza, basta un provvedimento dell’ASReM; diverso invece è, nei tempi e nei modi,  realizzare i servizi previsti in sostituzione.

Noi riteniamo che si continua solo a perdere tempo.

Anche questa nuova P.O. sarà sonoramente bocciata dal Tavolo Tecnico Interministeriale, che proporrà un nuovo Commissario in sostituzione dell’attuale  Commissario Frattura, anche in virtù dell’ulteriore deficit (contabile) maturato nel 2013 di circa 50 Mil. di €, che si andrà ad aggiungere agli 87,7 Mil. precedenti. Per non parlare di altri 250 Mil di debito finanziario.

Si pensa di continuare a “tirare a campare” come negli scorsi anni (dal marzo 2007 stiamo nel patto di rientro del deficit), con tutte le conseguenze negative: addizionali, accise, ticket, ecc. e soprattutto blocco del tur-over.

Anche con questa nuova programmazione si continuerà ad avere la sofferenza da parte delle strutture pubbliche, risultando essere ancora inefficace ed inefficienti, al contrario di quelle private che continuano serenamente ad operare vantando efficienza ed efficacia, e soprattutto a produrre utili.

E’ il momento di dire basta!
E’ giunto il momento di invertire le regole finora adottate da un decennio: ogni precedente proposta, nel prevedere tagli e/o spostamento di posti letti e reparti sempre ed esclusivamente alle strutture pubbliche. Quelle private venivano tutelate, non solo conservando ma anche potenziando l’assegnazione dei posti letti e delle discipline presenti già in dotazione.

Questo ha da sempre provocato solo laceranti divisioni tra le varie aree del  Molise, pensando di tutelare le strutture in esse collegate, subendo inevitabilmente riduzione ed eliminazioni anche di interi reparti, iniziando da subito con Larino, Termoli, per poi passere ad Agnone, Venafro, Isernia, ed  ora tocca anche a Campobasso con il Cardarelli.

Tutte queste erano e lo sono ancora solo azioni di distrazioni di massa!

Si continua a buttare un osso tra tanti cani (strutture pubbliche) che ci si arrabbiano sopra, mentre comodamente a lato continuano ad abbuffarsi (i privati) di ottimo filetto!

Dobbiamo chiedere una vera programmazione sanitaria che consente di garantire il diritto alla salute a tutti i molisani, oltre a  raggiungere il rientro dal deficit, ormai non più procrastinabile per evitare le maggiorazioni delle aliquote fiscali e addizionali alle aziende ed ai cittadini molisani, con il conseguente e palese  danno sull’intera economia regionale.

Potenziare il polo sanitario del Basso Molise , o per meglio dire evitare che la mannaia dei tagli si abbatti come ipotizzato, non può che portare benefici sia nella prestazione dei servizi ai cittadini che sotto l’aspetto economico, poiché tale scelta non può che far crescere la mobilità attiva extraregionale, attraendo cittadini delle due regioni limitrofe, Abruzzo e  Puglia come avvenuto per molti anni in passato, ma soprattutto farà diminuire l'attuale mobilità passiva con quelle stesse regioni, oggi risulta solo con l’Abruzzo del 29% per ricoveri e del 35% per i servizi ambulatoriali.

Diversamente, continuare a penalizzare le strutture attualmente esistenti, accentrando ancora verso quelle private presenti nell’area del Molise centrale, credendo  che nulla cambi per i cittadini di Termoli e dei Comuni del basso Molise, è pia illusione se non pura follia, mentre si commette un gravissimo errore sia sociale che economico con ricadute negative sull’intera collettività regionale.

Nella nuova programmazione bisognerà inoltre tenere conto non solo della rete ospedaliera ma anche di un altro grosso "affare economico" costituito dalla diagnostica, vero "prosciutto da spolpare", attualmente pressoché tutto a favore del privato per il quale produce gli utili più rilevanti. Anche qui occorre che la Regione si decida ad investire nelle strutture pubbliche in quanto potrebbe rivelarsi una delle strade maestre per ridurre il disavanzo.

Noi riteniamo che oggi siano due i punti cruciali da chiedere alla nostra classe politica, amministrativa e dirigenziali, da porre in agenda ed eseguire con immediatezza, da domani:

1. una chiara e netta scelta nel Molise di una Sanità pubblica con la presenza, con gli stessi rapporti nazionali (inferiore al 20%), a complemento di quella  privata.

2. Richiedere la deroga immediata al blocco del tur-over, diversamente si continuerà ad avere il perdurare dei  disagi al personale e alle prestazioni  dei servizi ai cittadini; con il risultato che le strutture pubbliche chiuderanno da solo senza nessuna altra proposta di programmazione. 

Certamente non consentiremo a nessuno di “marchiare” le rivendicazioni per questo territorio come campanilistiche o peggio ancora populistiche. Noi chiediamo che per qualsiasi programmazione: sanitaria, produttiva, economica, sociale, ecc.. si applichino solo criteri oggettivi tenuto conto dei parametri di legge, del contesto socio-economico, territoriale, ecc.

Se così sarà Il basso Molise non ha nulla da temere avendo ragioni da vendere, e i cittadini non avranno bisogno di alcun comitato, e noi tutti potremmo dedicare il nostro tempo libero per tante altre cose.

E’ questo l’auspicio di tutti, diversamente la vita, in tutti i sensi, sarà difficile, ma lo sarà per tutti.     

Tutto ciò, crediamo sia condivisibile anche da parte degli altri Comitati, Associazioni, ed altre organizzazioni territoriali e di categoria, a tal proposito ci siamo attivati per organizzare un coordinamento, che dovrà avere la funzione ausiliare ai vari Enti e Istituzioni territoriali. 
 
Termoli, 15 gennaio 2014                                                                                                ing. Nicola Felice

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